Il Segnalibro: sognare tra le onde del mare e la dolcezza della musica la vastità della vita

La nostra rubrica di letteratura questa settimana è a cura di Massimiliano Passerani, poeta e autore di romanzi e racconti che abbiamo intervistato in concomitanza con la presentazione della sua ultima opera. Per scoprirlo vi invitiamo a vedere la puntata di A tu per tu a lui dedicata e lo speciale per la presentazione della sua raccolta “Ogni volto sopra di me …sospiri…” (Ed. Totem). Ed ora scopriamo la prima sceneggiatura di uno dei più blasonati autori italiani contemporanei, attraverso le parole di Massimiliano.

Nel 1994 Alessandro Baricco scrive nell’introduzione del suo primo testo teatrale: “Mi sembra un testo in bilico tra una messa in scena e un racconto da leggere ad alta voce. Non credo ci sia un nome,per testi del genere”.

Difatti non c’è. Difatti Novecento è tutto questo e di più ancora.

Uno straordinario racconto in forma di monologo dove la vita e la speranza si fondono negli occhi della persone in viaggio sul “Virginian”, piroscafo che tra le due guerre faceva la spola tra l’Europa e l’America, con i suoi carichi di emigranti in cerca di fortuna, di miliardari in prima classe, di gente qualsiasi pronta a tutto pur di sbancare nel nuovo mondo.

“Negli occhi della gente si vede quello che vedranno, non quello che hanno visto”: chi sarà mai il primo che avvisterà l’America? Chissà, sarà lui il fortunato.

Messo in scena proprio nel 1994 da Eugenio Allegri con la regia di Gabriele Vacis , che ne fecero uno spettacolo al festival di Asti nel luglio dello stesso anno, Novecento è la storia fantastica e pazzesca di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, abbandonato neonato sul Virginian e trovato da un marinaio amante di corse di cavalli, il quale si occuperà di lui fino alla sua morte, lasciandolo ancora una volta orfano a 8 anni.

Ricercato per essere trasportato in orfanotrofio, da quel momento in poi scomparve da tutto e da tutti per mesi fino a ritornare, un giorno, con le mani su un pianoforte.

A suonare.

Suonava il pianoforte come mai nessuno aveva fatto, una musica “che non esiste”, dicevano tutti. Suonava tutte le note del mondo, tutte le storie degli imbarcati.

Novecento leggeva dentro i desideri tramutandoli in musica.

Ci insegna che si costruisce partendo dalle piccole cose, dalle difficoltà e dall’importanza delle scelte, dal fatto che partire e arrivare dipende dalla nostra voglia e dal nostro coraggio.

Cinquantuno pagine splendide, semplici e scorrevoli, che Tornatore portò al cinema facendone quasi tre ore di un film di inimitabile bellezza, condite dalle musiche di un’altro mito come Ennio Morricone.

Cinquantuno pagine di una favola in cui Baricco tocca tutte le nostre emozioni, dove a parlare in prima persona è un uomo comune (il trombettista amico di Novecento), con la semplicità dei sinonimi, con i passaggi dei dialoghi dalla terza persona a diretto, un romanzo sul significato dell’avere sempre qualcosa di buono da dire: “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla”.

Lo immaginerete il vostro pianista, lo amerete, lo vedrete nelle vostre fantasie, lo ammirerete compagno e confessore e lo accompagnerete anche fino alla fine. E non importa se T.D. Lemon non scenderà mai dal piroscafo: l’importante è che capirete come e dove intraprendere quel viaggio, suonare quella musica,trovare quei tasti.

“E come i quadri, all’improvviso, dopo essere stati appesi al chiodo per anni, decidono di cadere, così, all’improvviso, lui, un giorno, decise di scendere”.

La magia come un sogno, i nostri desideri incatenati in un angolo dell’anima.

I nostri sogni, di cui non possiamo fare a meno, come Novecento che addirittura li pone prima della vita stessa: “Ora tu pensa, un pianoforte. I tasti sono ottantotto, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti loro, tu sei infinito. Ma se scendo da quella scaletta davanti a me si srotola una tastiera troppo grande da suonare, milioni e milioni di tasti”.

Una storia come una seconda pelle, dove scorgi che le parole prendono forma, dove gli odori e i sapori delle albe e dei tramonti ti torneranno continuamente, dove puoi sentire ogni brivido di quella musica”inventata” che, nei nostri favolosi viaggi,ognuno di noi vorrebbe ritrovare almeno una volta ancora.

M.P.

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