Il Professor Pranzetti interviene in merito alla farmacia comunale

Il Professor Luciano Pranzetti
Il Professor Luciano Pranzetti

SANTA MARINELLA – Anche gli uomini di cultura scendono in piazza per difendere la farmacia comunale, a rischio chiusura. Dopo i personaggi dello sport e della gente comune, a prendere le difese del presidio sanitario cittadino sono ora le forze sociali. “Con lo stesso spirito positivo con cui mi permisi, giorni fa, di intervenire sulla vicenda relativa al capannone di via delle Colonìe dato in concessione alle associazioni di volontariato e con la stessa idealità che mi ha guidato a reputare l’ordinanza del sindaco quale segno di saggezza politica per il bene comune – dice lo scrittore Luciano Pranzetti – mi permetto di entrare nel tema non meno delicato della farmacia comunale che, stando alle attuali risultanze, corre sul filo esiguo di un rischio di chiusura”.

 

 

“Nel contesto di una problematica sanitaria, politica, economica e gestionale, in cui emergono primarie nella loro allarmante connotazione le istanze profonde della salute pubblica – sottolinea il professore rivolgendosi al sindaco – non è dato conoscere le ragioni che l’hanno indotta a sostituire, ad esempio, la dirigenza della stessa secondo una logica che favorisce e privilegia competenze generiche se non estranee alla fattispecie, rispetto a quelle specifiche che la conduzione di una attività farmaceutica esige e che, fino ad ora, erano state investite di una responsabilità appieno espletata e dimostrata”. Lo scrittore infatti si riferisce alla ristrutturazione dell’organico del Comune in cui è stato inserito, nel settore farmacia, un laureato che si è sempre interessato di demanio, di personale ma non certo di sanità. “Trovare, così come trova l’utente e come ci è dato notare gli scaffali penosamente vuoti – prosegue Luciano Pranzetti – privi dei farmaci di fascia A e di fascia C, determina, nell’opinione pubblica, il sospetto che siffatto stato di precaria disponibilità sia la ragion di stato funzionale ad una quanto mai prossima chiusura del presidio sanitario. Se ciò non è, come spero non sia, sarebbe sufficiente un suo intervento chiarificatore con cui lei potrebbe spiegare perché mai l’esercizio, che nei tempi trascorsi eccelleva per risultati più che positivi, sia diventato un corpo morto di cui l’amministrazione vorrebbe disfarsi. Sarebbe bene, allora, che ci si soffermasse su un aspetto che il pensiero liberale economico moderno ha illustrato circa il sostegno, cioè dello Stato, e in questo caso dell’Ente Locale, a taluni servizî, quale è quello primario ed eminente della sanità pubblica, soccorrendolo e ripianandone il bilancio in casi di flessione dacché non è da collocare su un piano di pariteticità la salute pubblica con, facciamo un esempio, un programma di festeggiamenti estivi”. “E, su questo, signor Sindaco, non credo che vi sia chi nutra dubbî, tanto meno lei che sa in qual modo si possano tagliare rami secchi o di non sostanziale necessità – dice Pranzetti – nella scala delle priorità la farmacia comunale, invece, occupa un posto di assoluta eminenza e ciò deve indurre, se non costringere, gli amministratori a garantirne l’esistenza e l’efficienza mediante il reperimento delle risorse e degli strumenti, anche straordinarî se serve, perché non avvenga che, a causa di una decisione avventurata o di una gestione non totalmente competente, un vasto bacino urbano, quale è il territorio nord-est di Santa Marinella, si trova sguarnito e privo di questo presidio. Questo mi son sentito di rappresentarle, convinto che, solo avendo a traguardo il bene pubblico nel modo con cui lei ha dimostrato di averlo nella summenzionata vicenda del capannone, le sarà possibile rimettere in moto quel meccanismo che, inizialmente, fece correre speditamente la nostra farmacia comunale”. “Se l’inverno deciderà di lasciar posto ad una quanto mai attesa estate – conclude il professor Pranzetti – Santa Marinella, che dilaterà a dismisura il numero degli utenti si troverà, stanti le cose attuali, in una condizione di forte sofferenza e di tensione non dissimile da quella che Alesdsandro Manzoni rappresentò quando descrisse l’assalto ai forni di Milano. Non vorremmo, cioè, assistere all’assedio delle farmacie rimanenti”.

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