Passeggiata. Il Paese che vorrei: “Il project financing è illeggitimo e sbagliato”
“È un progetto sbagliato, perché non crea servizi aggiuntivi al turismo o ai residenti e non offre nuove opportunità occupazionali. È sbagliato perché espropria i cittadini della libera fruizione di un bene comune e lo privatizza in cambio di lavori di ristrutturazione che l’Amministrazione non si vuole prendere la briga di gestire. Questo non è un project financing, è la dismissione di un bene comune, è la resa dell’Amministrazione davanti alla propria incapacità gestionale”.
Duro attacco all’Amministrazione da parte di Il Paese che vorrei che ha organizzato una raccolta di firme per fermare il project financing sulla Passeggiata, proponendo come alternativa il progetto di una spiaggia attrezzata e con servizi, operativa 12 mesi l’anno.
Le critiche sono rivolte perché in un periodo di crisi economica e occupazionale ci si aspetterebbe un’azione amministrativa protesa a favorire l’incremento e l’accessibilità dei servizi a tutti e non solo a un privato che, forte della propria disponibilità economica, solleverebbe l’Amministrazione dalle proprie responsabilità.
“Questo improprio project financing non crea nulla che oggi non esista già e non persegue ciò che un’Amministrazione, degna del ruolo cui è stata delegata, dovrebbe realizzare”.
L’illegittimità è, secondo Il Paese che vorrei, dimostrata dal fatto che il project financing prevede che una zona demaniale possa seguire le sorti di una privatizzazione di fatto a venticinque o trent’anni. L’Amministrazione può disporre delle opere murarie poste sotto la passeggiata, ma “non è legittimo fare altrettanto con il tratto di arenile antistante” in quanto bene appartenente a tutti.
“Vogliamo una spiaggia attrezzata con servizi che possano coniugare qualità e controllo con la libertà di fruizione. Uno spazio che, aldilà dei mesi estivi dedicati alla balneazione, costituisca un polo d’attrazione tutto l’anno, attraverso la pianificazione di nuove attività e l’offerta di servizi per lo sport, la cultura e l’intrattenimento. Vogliamo un’offerta integrata al turismo che generi nuove opportunità di lavoro e investimento sul nostro territorio”, conclude Il Paese che vorrei.