Pranzetti e la questione Farmacia Comunale

Il Professor Luciano Pranzetti
Il Professor Luciano Pranzetti

Caro Direttore: la precisazione(Civonline 15 aprile 2015) –  relativa alla vexata quaestio della farmacia comunale – con cui il Sindaco Roberto Bacheca ha tenuto a rendere chiara la volontà della sua Amministrazione di mantenere l’istituzione nell’attuale configurazione, è un concreto e positivo segnale che tranquillizza la cittadinanza e pone, speriamo, la parola “fine” alle ansie sollevate dalla oggettiva situazione di inefficienza con cui l’esercizio si è ultimamente palesato. Nella nota affidata alla stampa, però, il primo cittadino ha inserito un polemico e sferzante riferimento a “qualche ciarlatano che si alza e parla a sproposito” – aggettivo indefinito singolare denotante una quantità minima ed imprecisata a ridosso di un termine di negativa semantica – che, facendo bersaglio visibile del consigliere Eugenio Fratturato ha, per logica connessione, tratto secco a rimorchio anche chi, intervenendo in questa vicenda, si è fatto parte interessata e preoccupata.

 

Nel territorio della schermaglia dialettica, come in questo caso di delicata  importanza, sono i valori dei temi posti a discussione che si pongono come elementi a cui, da diverse posizioni, si dirigono le opinioni, i commenti, le stesse polemiche di varia e variegata connotazione culturale. Ė la natura, questa, di una sano e vivo scambio o scontro di pensieri che privilegia la franchezza dell’idealità rifuggendo tuttavia l’adozione di termini non consentanei alla circostanza. Poiché, nella vicenda, oltre al consigliere Fratturato sono intervenuti il sottoscritto e il segretario del PD Aldo Carletti, pare sia doveroso ed ovvio intendere che “qualche ciarlatano” in campo non sia uno solo e ben identificato, ma che ce ne siano altri due. In sintesi: tre ciarlatani. Ora, nella storia della musica figura un certo “Dottor Dulcamara”, un armeggione, ciarlatano appunto, che spaccia, in un borgo di villici baschi, carabattole di vario assortimento tra cui un rimedio universale, un elisir buono per tutte le necessità e financo come maliardo rinforzino amoroso, reso tipo esemplare da Gaetano Donizetti nel celebre e noto  melodramma giocoso “L’elisir d’amore”. La differenza, però, tra il primo che millanta un suo distillato – un bordeaux da quattro soldi, in verità – e i secondi che, sul tema della farmacia comunale, senza ergersi a bizantini strateghi o a possessori di prodigiose soluzioni, hanno formulato correnti opinioni pur anche forti o avanzato semplici e garbati quesiti a nome e per conto della cittadinanza, la differenza, dicevo, sta proprio nella connotazione della vera ciarlataneria – categorìa comportamentale che coincide con la truffa – e che riveste in toto il Dulcamara. Cosa che, mi permetto di osservare, non si attaglia neppur lontanamente agli altri. Mi sembra, perciò, di non elegante formalità ideale e lessicale l’adozione di quell’espressione che, dopo tutto, era da evitare visto che il sindaco, nel prosieguo della sua dichiarazione dà rassicuranti risposte che, al momento, sono da considerare definitive.

Cordialmente

Prof. Luciano Pranzetti

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