Il Paese che vorrei

Il Paese che Vorrei: “Se Marongiu è stato eletto per un accordo precedente, iniziamo male”

Nell’opposizione in consiglio comunale, la lista civica “Il Paese che Vorrei”, ha fin da subito cercato di distinguersi per la volontà di proporre alternative alle azioni di governo: se da un lato, Lorenzo Casella è stato nominato quale vicepresidente del consiglio stesso, probabilmente perché rappresenta un’opposizione di sinistra, dall’altra lo stesso è l’unico ad aver proposto qualcun altro alla carica di presidente: Marina Ferullo.

Le motivazioni sono note: per Casella, la Ferullo rappresenta l’opposizione alla vecchia guardia bachechiana e allo stesso tempo, in quanto donna, avrebbe dato un segno di innovazione al consiglio cittadino. Presa in causa, l’esponente di maggioranza, ha poi cordialmente declinato la proposta.

Il gruppo di Casella, però, non si è certo fermato a questo ed ha comunque rese note le proprie impressioni a freddo della prima seduta dell’assise pubblica, sottolineando un disagio comune un po’ a tutte le forze politiche della città, specificando che oltre all’anomalia di vedere assegnati ruoli importanti a figure rilevanti della vecchia giunta come Marongiu e Minghella, “[…] non c’è stata alcuna offerta di scuse alla cittadinanza né da parte di Minghella né da parte dei consiglieri eletti che hanno fatto parte della precedente maggioranza. Al contrario, c’è una sorta di negazionismo rispetto alla tragicità della situazione.  Se non altro, si sarebbe potuto pretendere un’assunzione di responsabilità prima di premiarli con cariche, assessorati e deleghe”.

A far storcere il naso, soprattutto l’approccio all’elezione di Marongiu come presidente del consiglio comunale: “Posto che un Presidente del Consiglio espresso dalla minoranza possa garantire maggior equilibrio nella gestione del Consiglio, sembra strano che questo debba essere deciso dal sindaco in funzione di un precedente “accordo”, termine usato dallo stesso Pietro Tidei”.

Il gruppo di Casella conclude: “Se queste sono le premesse, la nuova amministrazione non è certo partita con il piede giusto. Ma soprattutto ci preme rilevare come, dopo una campagna elettorale improntata sulle capacità operative e sull’autorevolezza del Sindaco Tidei, l’aver optato per la continuità con la vecchia amministrazione, che Minghella e Marongiu testimoniano, tradisca invece o la debolezza politica del primo cittadino o accordi di cui non conosciamo termini e finalità”. 

Il Paese che Vorrei nelle ultime ore ha anche avviato una raccolta di aiuti per il canile municipale, sottolineando: “I nostri amici a 4 zampe, ospiti del CANILE COMUNALE, hanno bisogno di noi! chi dovrebbe provvedere al cibo latita e le provviste scarseggiano. la situazione non è ancora degenerata solo grazie all’impagabile lavoro delle volontarie e dei volontari”.

LIBERI E UGUALI” APPOGGERÀ “IL PAESE CHE VORREI”

Santa Marinella.

Continuano a nascere nuove alleanze politiche in previsione della tornata elettorale del comune di Santa Marinella: “In questi giorni si è tenuta una riunione tra gli iscritti, i militanti e i simpatizzanti delle sigle che formano la lista “Liberi e Uguali”, capitanata a livello nazionale da Pietro Grasso, per organizzare e coordinare anche qui a Santa Marinella le attività per la prossima tornata elettorale, sia regionale che nazionale”. (altro…)

Il Paese che Vorrei: “Abbiamo già incontrato molti gruppi e restiamo aperti al dialogo”

La foto del logo.

Continua il gioco delle alleanze politiche in vista delle prossime elezioni amministrative a Santa Marinella: “Il primo impegno del “paese che vorrei” –  affermano gli esponenti –  è quello di stringere l’alleanza che più ci sta a cuore; quella con i cittadini basata sui valori e sui progetti che, da anni ormai, stiamo elaborando e discutendo in un approccio di partecipazione e condivisione”. (altro…)

Il Paese che vorrei: “La situazione dei fossi è perlopiù identica al passato”

Alluvione del 1981: la curva sulla via Aurelia all’altezza del fosso dello Sciatalone

“Il 2 ottobre 1981,- affermano da Il Paese che vorrei – una pioggia torrenziale arrecò a Santa Marinella gravi lutti e ingenti danni. Questa cicatrice è rimasta impressa nella memoria di Santa Marinella. Fino ad allora, ci si era illusi di poter imbrigliare i fossi e le acque che vi scorrono con coperture per recuperare strade e parcheggi o di poter costruire argini di cemento ed edificare, senza conseguenze. Tutto questo ha invece creato le condizioni per il disastro del 2 ottobre; l’impeto dell’acqua non conosce ostacoli e trae vigore dalle strettoie, travolge ponti, muri, edifici”. (altro…)

Statuto comunale: bocciatura completa da Il Paese che Vorrei

A pochi mesi dalla fine naturale della giunta, dopo la lunga bagarre sorta attorno agli equilibri di bilancio, l’attenzione inizia a spostarsi verso il travagliato nuovo statuto comunale: documento che, nei consigli comunali recenti, ha attirato talmente poco l’attenzione dell’assise al punto da dover rimandare la votazione per l’assenza del numero legale durante l’ultima seduta.

Questa sensazione è stata recepita dal comitato civico Il Paese che Vorrei, che la stigmatizza in un comunicato, dopo aver ricevuto una bozza del documento: “Quanto è stato fatto appare piuttosto come una forzatura opportunistica di pochi membri dell’amministrazione con il beneplacito svogliato del sindaco Bacheca”.

Un parere negativo a tutto tondo, su alcuni aspetti, non certo secondari.

Sottolineando la rarità dell’occasione di modifica di un documento importante come lo statuto, il comitato in primo luogo critica il mancato coinvolgimento della cittadinanza: “Lo Statuto dovrebbe essere l’atto fondamentale attraverso cui un Comune si dà delle regole trasparenti per delineare le finalità generali dell’azione politica e per incrementare l’efficienza della gestione e dei servizi amministrativi. Questo, naturalmente, quando non è relegato a vuoto atto formale”.

Ma i punti ritenuti più critici del testo sono sostanzialmente tre: la poco sentita necessità di un capogruppo per ogni lista rappresentata in consiglio; il rapporto dell’ente comunale con fondazioni e società per azioni; e le regole sull’edilizia concordata che restano immutate.

Se la questione dei capogruppo viene bollata come novità talmente marginale da poter fare su di essa al massimo qualche battuta di spirito, gli altri due argomenti creano al comitato non poche preoccupazioni.

“Certamente, – scrivono nel comunicato – quella di supplire a carenze di funzioni e di servizi attraverso il ricorso alle risorse economiche di Fondazioni e di Società per azioni è tendenza generale. Ciò testimonia la triste resa degli enti pubblici, non più in grado di rispondere alle esigenze, spesso anche primarie, dei cittadini. Non stupisce che i nostri amministratori, dopo averci portato sull’orlo del default, si allineino senza remore a questa tendenza. Ci saremmo aspettati, però, che il Comune prevedesse almeno specifici dettami improntati alla massima trasparenza visto come, in altri contesti, il rapporto con fondazioni e S.p.a. ha rivelato ambigue commistioni tra apparati politici e interessi privati”.

Altrettanto dura l’opinione riguardo all’edilizia concordata, dove, tra il vecchio e il nuovo statuto, nulla cambia: “Sarebbe stato opportuno introdurre un Regolamento che prevedesse puntuali requisiti a tutela dell’interesse collettivo, una maggiore partecipazione delle Commissioni Consiliari nella fase di decisione e un più ampio coinvolgimento dei cittadini”.

La stoccata finale è su quello che il nuovo statuto non introduce: “[…] è proprio sugli strumenti di democrazia partecipata che lo Statuto rivela le sue lacune più gravi. […] Invece di procedere a modificare lo Statuto, non potevamo cominciare con il redigere i Regolamenti, citati ma inesistenti, che rendono molte delle direttive enunciate nel testo inattuabili”?  

“Si è preferito – conclude il comunicato di Il Paese che Vorrei – specificare e ampliare in astratto le finalità del Comune. Adesso che a fine mandato non c’è più il rischio di doverle perseguire concretamente, la maggioranza snocciola generici obiettivi tra i quali spicca un rinnovato interesse per la floricoltura”. 

SOS firmato “ Il Paese che Vorrei”: la spiaggia del 58, buona la barriera ma danneggiati i cittadini.

Secondo il Paese che vorrei si tratta di un lavoro fatto male in cui le attività economiche sono a rischio, la godibilità della spiaggia libera è compromessa e la costa ha subito un danno paesaggistico e ambientale.

 L’appello nasce successivamente all’incontro che gli stessi hanno avuto con le titolari dell’edicola al km 58 e del vicino chiosco la Sassola che hanno chiesto visibilità per stimolare un intervento che fronteggi i crescenti problemi creatisi a seguito della costruzione delle scogliere anti erosione. Purtroppo, il problema della costa al km 58 non è circoscritto al danno economico diretto subito da queste attività commerciali.

“L’intervento, in sé, è efficace – esordiscono –  la barriera rompe le onde, la statale è salva, l’ANAS può essere soddisfatta. Non si può dire altrettanto della comunità di S. Marinella, ma la  costruzione della barriera, eseguita nel 2004 per proteggere l’Aurelia dall’erosione, ha cambiato il volto di una delle insenature più belle di S. Marinella (che ospita anche la villa di Rossellini e un ponte romano). Il collocamento di una barriera artificiale superficiale a meno di 20 metri dalla costa, ha devastato la baia; le attività economiche sono in sofferenza, la gradevolezza di una delle poche spiagge libere del nostro comune è compromessa, i surfisti hanno perso uno degli sport più frequentati, la costa ha subito un danno paesaggistico e ambientale.

La massicciata sta provocando un grave fenomeno di ristagno dell’acqua. A parte il concreto rischio della diffusione di alghe tossiche, il risultato è che l’acqua è poca e ferma, le alghe si accumulano, fermentano e puzzano. La barriera inoltre, per altezza e dimensione, ostacola anche il ricircolo dell’aria.  Non soffia un alito di vento e sdraiati sulla sabbia, non si vede il mare. Inoltre, a destra della Sassola, c’è un fosso il cui sfogo a mare è attualmente insabbiato. Non stupisce quindi che, in piena estate, la spiaggia fosse quasi deserta.

Leggermente meno grave la situazione sul versante del ristorante il 58. L’unico varco realizzato nella massicciata consente un minimo, solo un minimo, di ricambio dell’acqua e di ventilazione.

Dunque la domanda che essi pongono è la seguente: “La necessità di proteggere la statale era e resta incontestabile ma i danni collaterali per la comunità erano inevitabili? – e proseguono – al tempo dei lavori, gli allora concessionari chiesero, inascoltati, che si commissionasse uno studio di Valutazione di Impatto Ambientale prima di effettuare qualsiasi intervento e una soluzione antierosione integrata a criteri di sviluppo turistico e valorizzazione e tutela ambientale. Si sollecitava anche una reale concertazione con i soggetti interessati. Si chiedeva di non essere lasciati soli. Purtroppo, l’Amministrazione comunale non volle o non fu capace di commissionare una seria valutazione sul possibile impatto dell’intervento e negoziare con la Regione i requisiti dell’opera necessari alla difesa del nostro patrimonio costiero e delle attività economiche ad esso collegate. Ci si aspetterebbe che un’amministrazione comunale si facesse attore delle scelte da effettuare sul proprio territorio. Che potesse far sentire la propria voce, ossia quella dei propri cittadini, per tutelare al meglio il paesaggio, le attività economiche e le opportunità di fruizione dell’ambiente” Continua duro l’attacco verso le amministrazioni che negli anni si sono succedute: “La protezione del muro di contenimento dell’Aurelia poteva essere realizzata tramite la posa in opera di una barriera soffolta che, posta all’opportuna distanza dall’arenile, avrebbe smorzato la violenza dell’onda preservando il movimento di correnti di superficie, la godibilità del tratto di costa e la visione dell’orizzonte (essendo realizzata sotto il livello del mare). Invece no. L’amministrazione di allora, come quella di oggi, in un intervento di questo genere non vede altro che la possibilità di delegare ad altri oneri, scelte e decisioni; in funzione di questa deresponsabilizzazione, è disposta a lasciare che uno dei pochi tratti di spiaggia libera nel nostro comune si trasformi in un acquitrino maleodorante.”

“Ma non è troppo tardi per intervenire – conclude il Paese che vorrei –  la barriera potrebbe essere modificata ma il disinteresse si protrae a tutt’oggi, anche sul fronte del decoro ambientale. Infatti, tutta la zona d’accesso meridionale al nostro comune versa nell’abbandono. L’orologio della rotonda, danneggiato da un temporale, non è stato né riparato né rimosso, la struttura rugginosa e cadente della fermata degli autobus troneggia in mezzo ai rifiuti, il ponte romano giace soffocato dalle sterpaglie, i muri e i segnali stradali vandalizzati fanno bella mostra di sé offrendo una prima impressione assai poco attraente di S. Marinella. Abbiamo atteso la fine della stagione estiva per non scoraggiare i già pochi fruitori dell’arenile ed evitare polemiche sul darsi la zappa sui piedi ma è evidente che il nostro territorio ha bisogno di ripartire da zero. L’intervento effettuato al km 58 va rivisto; non possiamo dare per persa una della nostre baie più belle.  Molte altre aree soffrono di analoghi problemi, legati all’abbitudine di mettere toppe estemporanee quando invece avrebbero bisogno di essere ripensate nella loro totalità. I soldi sono pochi ma dobbiamo deciderci a invertire la rotta. Tutto il nostro territorio ha bisogno di interventi di risanamento e riqualificazione, indispensabili se, nei fatti e non solo nelle chiacchiere, si vuole concretizzare un vero rilancio turistico ed economico della ex Perla del Tirreno.

Piovono tegole: salviamo i nostri studenti

 

La scuola media Carducci.

Continuano le polemiche sulle condizioni  fatiscenti in cui versano  alcuni plessi scolastici cittadini che hanno costretto in alcuni casi il trasferimento degli alunni in altre strutture. Ad esprimere delle opinioni sull’edilizia scolastica alcuni esponenti de Il Paese che vorrei: “Siamo alle solite: si prospetta un altro anno scolastico difficile a Santa Marinella. Quanti altri studenti saranno costretti a migrare da una scuola all’altra? Non bastava aver chiuso Vignacce a novembre scorso per inagibilità, ora l’impianto termico della scuola media ex Carducci è completamente da rifare.  (altro…)

Il Paese che vorrei: Restituiamo un futuro a Santa Marinella!

Il logo.

Alla vigilia della tornata elettorale che vedrà nel 2018 alternarsi personaggi politici noti e meno noti  per contendersi   la poltrona di via Rucellai, Il Paese che vorrei  entra nel dibattito fornendoci una  loro panoramica sull’attuale situazione politica a Santa Marinella. “In Paese c’è fermento pre-elettorale. Girano voci, si fanno illazioni, si ipotizzano scese in campo. Voci inquietanti perché invece di avere come tema centrale il futuro di questa città allo stremo – senza servizi, senza opportunità e senza un centesimo nelle casse – riguardano unicamente il toto-sindaco”. (altro…)

Castello di Santa Severa: un consiglio comunale straordinario davanti all’antico maniero

Un Consiglio Comunale decisamente particolare e diverso dal solito si terrà lunedì 10 aprile alle 16,30; come unico punto del giorno, il protocollo d’intesa per la valorizzazione del Castello di Santa Severa. La particolarità è tutta nella location: il piazzale esterno

Il Castello di Santa Severa

antistante l’antico borgo medievale.

“Il paese che vorrei” ha pubblicato in merito un lungo comunicato sul proprio sito internet dove viene spiegato che durante un incontro, avvenuto il 22 marzo scorso, tra una delegazione del movimento spontaneo di cittadini con il dirigente di LAZIOcrea, la società della Regione Lazio che gestisce il Castello di Santa Severa, sarebbero emersi degli interessamenti, da parte della Regione, per quanto concerne alcune tematiche proposte già quattro anni fa: il vincolo di apertura del castello per tutto l’anno e la qualità delle attività da svolgere al suo interno.

Ciò nonostante, il gruppo di cittadini si dice preoccupato per l’evidente mancata ricezione di una parte fondamentale della loro proposta, inerente la struttura economica e il sistema gestionale, che era incentrato su una sinergia tra i vari enti locali, compresi i comuni limitrofi: “Purtroppo, erano proprio gli aspetti strutturali del progetto a poter garantire la continuità delle attività e il loro livello qualitativo – scrivono sul loro sito i membri del comitato – , le ricadute occupazionali e formative per il territorio, nonché la possibilità del sistema di autofinanziarsi nel tempo. Il sistema gestionale garantiva inoltre la possibilità di un controllo sulla opportunità e qualità delle azioni da sviluppare all’interno di quello che è un bene comune di interesse strategico per il nostro territorio”.

Scopriremo lunedì cosa decideranno i consiglieri comunali di Santa Marinella e in cosa consisterà il protocollo d’intesa tra i due enti.

Castello Santa Severa, il Paese che Vorrei: “bene l’apertura ma il progetto Regionale preoccupa”

Il 25 aprile il Castello di S. Severa sarà aperto al pubblico con la promessa di restarlo tutto l’anno. “Il Paese che vorrei” esprime soddisfazione per l’evento ma al contempo

La foto del Castello di Santa Severa.

preoccupazione per un progetto della Regione Lazio che “presenta molti punti di rischio e vulnerabilità rispetto al futuro di questo bene comune”.

“La Regione ha infatti deciso di affidare la gestione alla società regionale LazioCrea, – spiegano- che procederà all’affidamento di diversi servizi interni a privati, mediante bando pubblico. Un processo che si discosta profondamente dal progetto unitario da noi elaborato tre anni fa, che aveva raccolto il plauso e l’adesione formale dei comuni del territorio e che prevedeva un sistema di gestione diretto ed unico da parte di un solo soggetto”.

“Abbiamo recentemente incontrato la dirigenza regionale e di LazioCrea, esprimendo la nostra apprensione rispetto ad alcuni punti specifici e le nostre richieste in termini di beneficio diretto per i cittadini – e soprattutto i giovani – di Santa Marinella e del territorio circostante: In primo luogo, affidare a privati le attività remunerative come ristoranti, bar e alberghi, espone al rischio di speculazione e sottrae autonomia economica al sistema. Il canone di locazione finirà nel risanamento del bilancio della sanità, mentre le attività di interesse sociale e culturale ricadranno sulla spesa pubblica della Regione e saranno garantite solo sino a quando la Regione avrà l’interesse e l’opportunità di farlo. In assenza di attività continuative sarà impossibile garantire il flusso di clienti per le attività commerciali e quindi la ricaduta occupazionale sul territorio. Inoltre – aggiungono- la gestione generale da parte di LazioCrea espone l’intero progetto a futuro incerto stante le prossime elezioni regionali ed il consueto meccanismo di spoil system. Infine la completa latitanza del Comune di Santa Marinella, che per anni si è disinteressato di ogni possibile visione strategica sul bene (pur se ora tenterà sicuramente di mettere il cappello sul lavoro svolto da altri) lascia i cittadini indifesi rispetto alle decisioni di chi governa la Regione o la governerà dal 2018”.

Il  Paese che Vorrei ha quindi avanzato alcune specifiche richieste che  “potrebbero, anche se solo in parte, purtroppo, porre dei vincoli che offrano maggiore garanzie per il futuro: Creare opportunità concrete di lavoro per i giovani del territorio, inserendo da parte di LazioCrea nella griglia di valutazione dei diversi bandi una premialità di punteggio per chi assume e inserisce al lavoro giovani residenti del territorio; Una medesima premialità di punteggio per chi prevede nell’ambito del proprio settore (hotel, ristoranti, bar, botteghe artigiane…) opportunità di formazione on the job, o di stage per i giovani, in particolari per gli studenti della nostra area (alberghiero, linguistico, scientifico…); l’attivazione della procedura di accreditamento per gli spazi al piano superiore della “manica lunga” affinché possano essere destinate in via formale anche a corsi seminariali di formazione professionale; un palinsesto culturale “strategico” ed integrato, che coinvolga anche le tante realtà del territorio che da tempo svolgono attività meritorie ed escluda intenzioni meramente speculative e di basso livello o scarso interesse generale ed infine la destinazione a parco pubblico degli spazi esterni (giardino, cortili, viali) con accesso libero”.

“Abbiamo inoltre raccomandato sia la massima trasparenza e diffusione dei bandi, sia regole che selezionino professionalità imprenditoriali elevate e dotate di visione a medio/lungo termine, per scongiurare business predatori che purtroppo hanno spesso sfruttato i beni comuni del nostro territorio”.

Infine concludono: “Abbiamo in sostanza svolto, ancora una volta, il ruolo a difesa e tutela dei cittadini di Santa Marinella che avrebbe dovuto compiere chi questo Comune lo governa, ed invece pare disinteressarsi dei problemi reali e pensare solo al proprio interesse ed alle proprie prossime poltrone”.

 

 

Primo tavolo di lavoro per la riduzione delle emissioni nel porto di Civitavecchia

Recentemente l’Onlus Cittadini per l’aria e l’Ong NABU hanno effettuato dei monitoraggi sulle emissioni nel porto di Civitavecchia rilevando “livelli di particolato ultra-fine fino a 140 volte superiori a quelli delle zone con aria pulita”. Il particolato ultra-fine è il più pericoloso, in quanto riesce a superare tutte le barriere protettive dell’organismo umano fino a raggiungere le ramificazioni terminali delle vie respiratorie. (altro…)

Passeggiata. Il Paese che vorrei: “Il project financing è illeggitimo e sbagliato”

Lo stabilimento “Perla del Tirreno”

“È un progetto sbagliato, perché non crea servizi aggiuntivi al turismo o ai residenti e non offre nuove opportunità occupazionali. È sbagliato perché espropria i cittadini della libera fruizione di un bene comune e lo privatizza in cambio di lavori di ristrutturazione che l’Amministrazione non si vuole prendere la briga di gestire. Questo non è un project financing, è la dismissione di un bene comune, è la resa dell’Amministrazione davanti alla propria incapacità gestionale”.

Duro attacco all’Amministrazione da parte di Il Paese che vorrei che ha organizzato una raccolta di firme per fermare il project financing sulla Passeggiata, proponendo come alternativa il progetto di una spiaggia attrezzata e con servizi, operativa 12 mesi l’anno.

Le critiche sono rivolte perché in un periodo di crisi economica e occupazionale ci si aspetterebbe un’azione amministrativa protesa a favorire l’incremento e l’accessibilità dei servizi a tutti e non solo a un privato che, forte della propria disponibilità economica, solleverebbe l’Amministrazione dalle proprie responsabilità.

“Questo improprio project financing non crea nulla che oggi non esista già e non persegue ciò che un’Amministrazione, degna del ruolo cui è stata delegata, dovrebbe realizzare”.

L’illegittimità è, secondo Il Paese che vorrei, dimostrata dal fatto che il project financing prevede che una zona demaniale possa seguire le sorti di una privatizzazione di fatto a venticinque o trent’anni. L’Amministrazione può disporre delle opere murarie poste sotto la passeggiata, ma “non è legittimo fare altrettanto con il tratto di arenile antistante” in quanto bene appartenente a tutti.

“Vogliamo una spiaggia attrezzata con servizi che possano coniugare qualità e controllo con la libertà di fruizione. Uno spazio che, aldilà dei mesi estivi dedicati alla balneazione, costituisca un polo d’attrazione tutto l’anno, attraverso la pianificazione di nuove attività e l’offerta di servizi per lo sport, la cultura e l’intrattenimento. Vogliamo un’offerta integrata al turismo che generi nuove opportunità di lavoro e investimento sul nostro territorio”, conclude Il Paese che vorrei.

Perla del Tirreno: uno stabilimento inclusivo

il paese che vorrei

A seguito del dibattito di questi ultimi giorni, il “Paese che vorrei” vuole sottolineare alcuni punti relativi alla futura gestione del tratto di spiaggia e le relative attrezzature de La Perla del Tirreno.

“Riteniamo che la scelta di affidare la gestione dello stabilimento e delle relative strutture fino a  30 anni, così come prevede il progetto di fattibilità redatto dall’Amministrazione, non sia una scelta di responsabilità ma l’ennesima resa di un bene comune a una privatizzazione di fatto. Se ciò avviene per pigrizia,- dichiarano- per incapacità o per secondi fini, non siamo ancora riusciti a capirlo. Ma è certo che basta guardarsi intorno per misurare l’inadeguatezza dell’Amministrazione nella gestione del nostro patrimonio collettivo, e in questo marasma l’idea dell’Amministrazione di uno stabilimento “esclusivo” (il termine è il loro) indica non solo una mancanza di realismo ma anche la volontà di escludere, appunto, la maggior parte dei cittadini dalla fruizione della spiaggia”.
Il Paese che vorrei su questo punto ribadisce: “La spiaggia e le sue attrezzature sono un bene comune e come tale andrebbe gestito  non in termini esclusivi – affermano-  ma inclusivi,  sia per quanto riguarda la quantità e la qualità dei servizi offerti, sia per ciò che attiene alla possibilità di creare opportunità occupazionali sul nostro territorio.Il Paese che vorrei sta portando avanti la raccolta firme proprio per dare voce a chi condivide questa idea; e sono tanti. Perché tanti non vogliono più assistere impotenti all’erosione costante del nostro patrimonio e dei nostri diritti”. I membri de Il Paese che vorrei rispondono poi a chi, poco tempo fa, aveva criticato il loro progetto: “A chi  dice che la nostra idea di spiaggia libera attrezzata, con attività da svolgere durante l’intero arco dell’anno non si può fare, facciamo notare  che questa formula è pienamente realizzabile e perfettamente in linea con le direttive regionali sull’utilizzo della costa. È una proposta che andrebbe a potenziare i servizi offerti a turisti e cittadini, senza nulla togliere a quelli che un comune stabilimento è in grado di offrire solo nella stagione estiva. Non si tratta dunque di possibilità ma di scelte e obiettivi”.

“A noi sta a cuore la riqualificazione, il potenziamento dei servizi e la creazione di opportunità di lavoro. Questa Amministrazione – concludono- prosegue invece la sua azione di mortificazione del territorio, svendita dei beni comuni e gestione del privilegio a beneficio di pochi”.

Il Paese che vorrei: “La cicogna tradita porta un albero in Comune”.

“Siamo al 21 novembre, Festa Nazionale dell’Albero, e anche quest’anno nessuna sorpresa positiva da parte dell’Amministrazione. Per svegliare la Giunta dal torpore, abbiamo deciso di far recapitare dalla cicogna- affermano dal movimento Il Paese che vorrei- un albero che renda giustizia alla comunità, privata di un simbolo di speranza legato alle nuove nascite.I nostri volontari, dopo averlo portato in corteo lungo le vie della città, hanno piantato un albero di leccio proprio nell’aiuola antestante l’entrata della sede comunale. (altro…)